James Joyce & Italo Svevo. Le lettere (1909-1928)

Non c’è dubbio che l’anno scorso il centenario della pubblicazione di Ulisse abbia amplificato le attenzioni su James Joyce, così come accade quest’anno con Italo Svevo per La coscienza di Zeno.

Se alla ricorrenza aggiungiamo il fatto che i due vissero e si conobbero nella stessa città di Trieste, divennero amici e si influenzarono reciprocamente nelle rispettive attività letterarie, riscoprire un confronto fra i due si fa dunque inevitabile.

Attingere alla fonte delle corrispondenza epistolare, a mio avviso, è sempre un ottimo inizio per conoscere più da vicino la personalità, i pensieri, le abitudini di un artista e il suo modo di essere ed esistere, nelle sue opere e nel mondo. Quando poi nel caso di specie il carteggio non si rivela neppure troppo corposo – soprattutto negli anni in cui i due si frequentavano di persona – dedicarsi con attenzione a quelle poche lettere in nostro possesso sarà ancora più indispensabile.

Le prime lettere risalgono al 1909, ma i due si erano già incontrati un paio di anni prima: galeotto fu l’inglese, la lingua che Svevo voleva perfezionare per i suoi viaggi di lavoro per conto della ditta di vernici del suocero; era il periodo in cui si trovò a trascurare per tanti anni la sua passione letteraria, scottato dagli insuccessi dei suoi primi due romanzi, Una vita e Senilità sul finire del secolo XIX.

Anche Joyce si trovava ancora distante dalla fama che otterrà dagli anni ’20; aveva pubblicato solamente la silloge poetica Musica da camera con scarso riscontro di vendite. Ma a Trieste, dove si era trasferito abbandonando l’Irlanda nel 1904 con la compagna Nora, era già un rinomato insegnante di inglese per la Berlitz School. Svevo, vent’anni più grande di lui, non se lo lasciò sfuggire e le lezioni cominciarono.

Ciò che dal loro incontro fece fiorire una vera amicizia non fu però tanto l’inglese, ma la passione che li accomunava e aspettava di esplodere: la scrittura. Fin dai primi incontri si confessarono le reciproche predilezioni letterarie e si scambiarono i propri scritti. Joyce lesse i due romanzi di Svevo e ne rimase colpito mentre Svevo ascoltò ammirato dalla stessa voce di Joyce la lettura di alcuni racconti che confluiranno anni dopo nella raccolta Gente di Dublino. L’amicizia era iniziata.

Già dalle sole lettere è evidente come nel tempo il loro legame si fece duraturo e solidale. Svevo addirittura aiutò più volte economicamente Joyce, sempre a corto di denaro, e Joyce, quando divenne famoso con Ulisse, si adoperò a rendere famoso il suo amico con La coscienza di Zeno e ci riuscì.

Le pagine dei loro grandi romanzi ancora oggi restituiscono tracce delle loro intese. Riconosciamo Svevo nel personaggio di Bloom in Ulisse e ci imbattiamo in Joyce fra le righe della Coscienza di Zeno. Un consistente flusso di indizi e attinenze può oggi essere recuperato con l’analisi delle lettere, che in questo volume vengono raccolte e ritradotte, ove già non scritte in italiano (lingua che Joyce conosceva e parlava), nonché precedute da un’introduzione con cenni biografici accorpati per il raffronto fra le due cronologie e corredate da un apparato di note ai riferimenti di eventi, opere e personaggi menzionati nel carteggio.

Infine, fra le numerose pubblicazioni che si sono rincorse soprattutto in questi ultimi tempi intorno ai due scrittori, caldamente raccomandabile è il recente Le vite dell’altro. Svevo, Joyce: un’amicizia geniale (Bompiani 2023), di Enrico Terrinoni, fra i massimi esperti e traduttore di James Joyce, il cui saggio sviluppa l’intento di affiancare l’approfondimento e la ricerca letteraria alla narrazione delle vite parallele dei due autori, ragionando sulle affinità, sulle reciproche corrispondenze nelle loro opere, sul confronto fra le testimonianze e sulle ipotesi di ricostruzione dei buchi biografici. Un testo mai ostico e pedante che in accostamento alla lettura della corrispondenza epistolare può restituirci la storia di un’amicizia che in qualche modo prosegue anche oltre l’ultima lettera del 1928, in occasione della morte di Italo Svevo a seguito di un incidente stradale. Egli non assaporò a lungo il desiderato successo, rilevante ma tardivo. L’opera però rimane e, grazie a un amico, si lascia ancora oggi scoprire.

Andrea Carloni

James Joyce & Italo Svevo. Le lettere (1909-1928)


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