RICOGNIZIONE

In camera, che cammini per la camera, che cammini scalza per la camera, che cammini scalza per la nostra camera. Dopo la nostra cena. Pronta per andare a letto, stanca. Mangiato pesante? No, non mangi mai pesante. È la testa che mangia pesante.

Che cerchi? Hai ritrovato la camicia da notte lì dov’era dalla mattina, dove la ritrovi ogni sera. Azzurrina. Te ne ricopri, per non aver freddo e per non restare solo in mutande e reggiseno. Non ricopre il tuo viso, la camicia da notte, non ricopre il tuo naso, sempre quello, la tua bocca, sempre quella. La tua bocca che racchiude i tuoi denti sempre quelli e la tua lingua sempre quella. La tua saliva. Tu che invece non sei mai sempre quella. Quand’è che ti accorgi che cambi? Sei quasi lì lì per trovare le ciabatte, poi per sdraiarti sul letto matrimoniale strusciandoti le piante dei piedi con le mani, per togliere la polvere. Ma prima però, dal comodino, le gocce, quelle sempre prima di sdraiarsi. Che non sia mai che ci si stenda invano. Che ci facciano un po’ di compagnia, almeno quelle. Che alla fine si è sempre piuttosto soli quando chiusa la finestra non arrivano neanche più i suoni dalla strada. Non più le voci, le voci che sono sempre tante, ma solo il silenzio, il silenzio che è sempre uno. Fine del suono e del rumore. Nessuno che ascolta perché nessuno più dice nulla. E allora sì che rimani sola, le tue braccia e le tue gambe sole, i tuoi piedi e le tue mani soli. Che spreco, tutto questo corpo isolato. Una preghierina veloce e sovrappensiero alla madonnina sul muro e poi anche la tua testa sola. A pensare sola. Ma a che pensi mai? Sempre a pensare una valle di lacrime? O clemente O pia O dolce.

Invece sei ancora in piedi, ancora ti prepari e cammini, per la camera. E ancora non sei sola. Non puoi esserlo perché arrivo io, fra poco. Io per te. Farò una sorpresa alle tue spalle, alla tua schiena. Sarò lì a poter sentire che hai un calore, un odore, che sei intera. Condividere tutto ciò con me: cosa privata, proibita. Cosa meravigliosa, non più nel silenzio vietata. Silenzio assenso al dissenso. Non si può fare con gli altri, ma si farà con me. Interdizione alle voci di tutti. Concessione al silenzio di uno. Peccato? Perdonato. Non c’è nulla di più vietato di ciò che sto per avere.

Eccomi, non sei sola. Possiamo: ci sono io. Non girarti ancora. Io già ci sono. Qui, dietro di te.

La vittima è deceduta per anemia emorragica in conseguenza di ferite multiple da punta e taglio rilevate su capo, collo e tronco e arti superiori; il decesso è attribuibile ad aggressione di natura omicidiaria con coltello monotagliente in uso da soggetto destrimane. Il volto risulta imbrattato di sangue specialmente sul naso e le labbra.

In considerazione dei tempi di svuotamento gastrico, il decesso è avvenuto entro un’ora dal pasto.

Si ipotizza la dinamica che segue: aggressione alle spalle con tentativo di scannamento reso vano dal divincolamento della donna; successivo inseguimento, ferimento alla schiena e abbattimento a terra; in fase finale sferramento di colpi multipli con arma da taglio in successione rapida al corpo supino con ferite da punta e taglio al collo, alla regione pettorale sternale e addominale.

L’esame del luogo non ha rilevato alterazioni che possano indicare spostamento del corpo. La quantità ingente di sangue sul pavimento, parzialmente coagulato, è compatibile con l’uccisione sul luogo del rinvenimento.

La lesione al capo è compatibile con colpo di un pugno o corpo contundente di superficie analoga.

Il cadavere giace nell’area compresa fra la sponda sinistra del letto e il comodino a 100 cm dalla parete sinistra e 150 cm dalla parete posteriore. Il cadavere è stato rinvenuto disteso con indosso una camicia da notte di stoffa azzurra aperta e lacerata e raccolta sul fianco destro, un paio di mutandine di nylon bianche e un reggiseno di stoffa bianca.

Il corpo giace freddo, inodore, integro, allo stato iniziale di rigidità, supino trasversalmente alla stanza con il capo leggermente ruotato a sinistra e rivolto alla parete destra, poggia a terra con la regione occipito-parietale destra.

La bocca è semiaperta e gli occhi socchiusi. La lingua sporge leggermente dalle arcate dentarie e dalla bocca fuoriesce della saliva.

Il braccio destro è addotto e disteso, la mano ha dita unite e flesse con accentuazione dall’indice al mignolo. Il braccio sinistro è addotto e il destro è flesso verso il corpo, con la mano le cui dita sono unite e flesse. Gli arti inferiori sono divaricati e il destro leggermente flesso con la punta del piede verso la porta d’ingresso, mentre la gamba sinistra poggia a terra col tallone. I piedi sono rivolti verso l’angolo posteriore sinistro. Sotto i piedi vi è la presenza di polvere, come se prima avesse camminato scalza.

La camera occupa un vano di media grandezza, di forma rettangolare, che si estende trasversalmente a sinistra. Sulla porzione mediana della parete destra si apre un balcone che si affaccia sulla strada. Addossato alla parete anteriore si osserva un letto matrimoniale composto da due reti e la spalliera anteriore con disegni raffiguranti alberi e fiori. Ai lati del letto, che si presenta in ordine, sono collocati due comodini, sui quali poggiano due lumi. Sul piano del comodino di destra osserviamo, in particolare, una scatola contenente un flacone di medicinale “Lexotan”. Sulla parete anteriore, infine, è appeso, in corrispondenza del centro del letto un quadro rettangolare con l’immagine di una Madonna del Rosario.

Andrea Carloni


Posted

in

by

Comments

Una replica a “RICOGNIZIONE”

  1. Avatar Stefania Nadalini
    Stefania Nadalini

    Potente , mi piacec

    "Mi piace"

Lascia un commento